Ricerca di un significato nel simbolismo di Lella Kundert
Scoprire le numerose e forse insidiose ma entusiasmanti complessità del simbolismo di Kundert è quasi un’attrazione fatale. È farsi una domanda sibillina davanti ad una specifica tipicità e ad una insolita estrosità.
Forse, pur nel rispetto della soggettività di ogni individuo, qualcuno che non ha idee innovative o che fa della propria pittura una noiosa, pedissequa ripetitività, non vede, non cerca e perciò non trova il nuovo, il diverso, la personalità o meglio non ha idee nuove e non accetta tendenze visive o interpretative diverse dalle proprie.
Il nuovo, a volte spesso, è una ribellione intellettuale, altre un mutamento spontaneo, quasi involontario, che non si svela solamente nelle arti figurative ma che riguarda e coinvolge il più vasto e profondo mondo della letteratura, della musica e della poesia.
Anche l’arte, come l’uomo, si nutre di spiritualità, di filosofia, di soggettività e di simbolismi che portano a riflettere e a sognare.
“Omini” quasi incorporei, sintetici, cosmici, idilliaci o irreali, ma sempre “umani”, scivolano, volteggiano, si liberano dal descrittivo formale particolareggiato per proiettarsi nell’interpretazione di un mondo ora poetico, ora fiabesco, ora allegorico ma mai privo di sottigliezze valutative a scoprire e valutare.
La risposta alla comprensione del nuovo si interseca fra la sensibilità comunicativa dell’artista e l’acuta osservazione del lettore dell’opera, non certo con quella di un osservatore superficiale o distratto o tanto meno prevenuto.
Il dinamismo a volte vorticante di “mani” o di “omini” racconta e sottolinea le tematiche e l’inquietudine della società contemporanea, altre visualizza sogni amati, inespressi, idealizzati, ripensati e fissati sulle tele. Ed è qui che l’artista fa del suo simbolismo quel legame sottile ed intelligente che collega realtà ed astrazione del reale e porta ad una nuova, diversa, giovane modernità pittarica. Le assenze di particolari o le stilizzazioni sono una sintesi voluta per affrettare e spingere l’osservatore verso il contenuto di ciò che è rappresentato visivamente per giungere ad un’indagine .
È piacevole però constatare che, sempre, anche nell’interpretazione di certe tragicità contemporanee, come nelle visioni serene, sempre c’è quel “giallo-sole” che è per Kundert fonte di ispirazione e di bellezza, di riflessione e di speranza perciò di vita.
Riverberata in colori luminosi, movimentata in spazi liberi come il pensiero nel vento, la pittura di Lella Kundert ci suggerisce di lasciarci trascinare da questo soffio nuovo per essere coinvolti dal fascino della sua musicalità.
Non è certo questa pittura “merce” per un occhio superficiale o distratto ma per chi accetta un distacco dal “vero” ma non dalla realtà, non escludendo nei significati simbolici una stimolante interpretazione della stessa.
E parla la mobilità di quelle “mani” inquiete, protese verso il cielo e dicono speranza per il “diverso” gioia per i bimbi;sono desiderio di un raggiungimento ideale di alti contenuti; sono quasi un gioco magico per svegliare oltre agli occhi il cuore, la mente per un pensare e per un dipingere libero, senza condizionamenti.
Nella ricerca dei significati di un simbolismo intelligente anche le luci, le figure umane stesse fuggono da quel tutto naturale, da quel controllo tra volume e prospettiva, tra ombre e luci, per soddisfare non le regole visive specifiche ma per portare a quanto di ideale e di simbolo è contenuto in quelle forme, in quei movimenti, in quelle visioni. E così l’immagine si fa simbolo legittimando la libertà espressiva e soggettiva dell’artista che si spoglia di una parte di “verismo” ma si arricchisce di contenuti per riconoscersi nella rappresentazione figurata delle proprie idee.
Spesso mi sono chiesta perché io sia così attratta da tele come: “Persi nel blu”, “Entro ed esco dal blu”, “Vittime e carnefici”, “Polvere di stelle”, “Dentro – fuori”, forse ho trovato la risposta: “Importante è essere “individuo” non “massa”.”.
Gabriella Bottarelli Guerra
Gabriella Bottarelli Guerra: critica d’arte, pittrice, scrittrice e curatrice d’arte.
Per anni vicepresidente dell’ “Associazione Artisti Indipendenti di Varese”.
È iscritta al ruolo di Periti ed Esperti presso il tribunale e la Camera di Commercio di Varese.
Ha diretto per decenni la galleria d’arte “Internazionale” a Varese.
Ha pubblicato centinaia di articoli come critica d’arte e letteratura sui quotidiani: La Prealpina, il Giornale, Libera Stampa.
Ha pubblicato una serie di volumi e cataloghi su artisti varesini del passato e il Dizionario: “Architetti-Ceramisti-Incisori-Pittori e Scultori di Varese e del Varesotto dal Sec. XII AL Sec. XX”.
È inserita nei Dizionari Comanducci, Bolaffi ed altri.